Il Governo reintegra il FUS
Dopo mesi di proteste, spuntano finalmente un po’ di risorse per la cultura. Una boccata d’ossigeno per un settore che rischiava l’asfissia.
Il Governo ha reintegrato il Fondo Unico dello Spettacolo, ha finanziato il tax shelter a favore del Cinema e ha eliminato l’aumento per legge del costo del biglietto del cinema. A seguito di questi provvedimenti è stato revocato lo sciopero generale dei lavoratori dello spettacolo indetto dai sindacati confederali e sono state annullate praticamente tutte le giornate di mobilitazione per la Cultura alle quali avevamo dato la nostra adesione.
Ci sono voluti mesi di mobilitazione dell’intero comparto della cultura italiana, gli appelli e le ferme prese di posizione di intellettuali e artisti (ultima quella del maestro Muti), le minacce di dimissioni di direttori di musei, fondazioni ed enti lirici, le bacchettate del presidente della Commissione europea Barroso, uno sciopero generale del mondo dello spettacolo già fissato per il prossimo 25 marzo perché il governo scoprisse che tutto sommato non era impossibile reperire le risorse per reintegrare il Fus riportandolo ai livelli (comunque insufficienti) dell’anno passato, ristabilire il tax credit, abolire l’ingiusto balzello dell’euro di aumento sul biglietto del cinema che sarebbe andato a pesare sulle tasche già svuotate dalla crisi degli spettatori.
Naturalmente esprimiamo soddisfazione per queste decisioni, che danno una boccata d’ossigeno a un settore già maltrattato e che gli ultimi tagli rischiavano di decapitare definitivamente. Ma si tratta appunto di una boccata d’ossigeno. Non solo gli stanziamenti sono ancora molto al di sotto delle reali necessità, ma non c’è traccia di quella legge di sistema per lo spettacolo che da anni viene invano richiesta e che sarebbe l’unico strumento atto a fornire certezze evitando che ogni anno si arrivi a una avvilente contrattazione col governo di turno.
Resta poi tutto aperto l’enorme problema causato dai tagli agli enti locali, che si trovano di fatto nell’impossibilità di continuare a garantire politiche attive per la cultura sui territori, con l’inevitabile sacrificio di tante esperienze innovative, spesso di carattere associativo e partecipato, che hanno rappresentato un originale ricchezza per questo Paese.
Apprendiamo, infine, che il ministro Bondi è stato finalmente sostituito alla guida del ministero dei Beni e delle Attività culturali. Ci auguriamo che questo segni l’apertura di una stagione nuova, dopo quasi tre anni di vacanza di iniziativa politica in un settore tanto importante.
Roma, 23 marzo 2011