Quando il silenzio diventa memoria
Sabato sera al Fahrenheit 451 (via Tommaseo 96A – Padova) un evento eccezionale in occasione della Giornata della Memoria: “PAROLE NEL FUMO. Quando il silenzio diventa memoria“. Ambiente in penombra, pianoforte a scandire il tempo (musiche senza testo degli anni ‘40 ad oggi), con attori che leggeranno alcuni testi per ricordare, con l’aiuto di alcuni scatti fotografici, cosa è successo ad Auschwitz.
“Nella nostra mente restano impressi i ricordi di quel viaggio; per chi non c’è stato, presentiamo poche foto rappresentative. Contro ogni razzismo e discriminazione…”.
Esposizione fotografica a cura di Marco De Franceschi e Giulia Ghirardo con ventidue fotografie formato 50/40 nate dalla sensibilità dei due fotografi, nel corso di un viaggio a sud della Polonia. I loro obiettivi si sono insinuati tra le memorie silenziose di Auschwitz e Birkenau in particolare tra i loro, tragicamente famosi, campi di concentramento. Sotto le foto sono appesi in formato pagina di libro, i testi delle letture che accompagneranno le immagini per tutta la durata dell’esposizione. Nei campi di concentramento la maggior parte degli internati, ebrei, zingari, prigionieri politici e di guerra, erano destinati e morivano nelle camere a gas. Il rimanenti erano obbligati ad un lavoro massacrante che non di rado li portava ugualmente e inevitabilmente alla morte. Il 27 gennaio del ’45 vennero abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz nel corso di un’offensiva delle truppe sovietiche. Ed è in questa data che si fa coincidere il giorno della memoria, al fine di non dimenticare quelle migliaia di persone che hanno subito la deportazione, la prigionia, le torture e la morte in nome di un’ideologia razziale e di pura follia umana. Le foto raccontano esplicitamente i luoghi fisici con il loro duro cinismo, con una descrizione del soggetto quasi distaccata e inumana. Caratteristica delle foto è infatti l’assoluta mancanza di personaggi umani ed è proprio quest’assenza a creare un silenzio. Il silenzio arriva quasi infastidendo ma evocando e dandoci la possibilità di percepire tutte quelle vite che per anni hanno sovraffollato con dolore quei luoghi.