L’Arci a fianco di studenti, ricercatori e docenti
Ieri (martedì 30 novembre) è stato approvato uno dei provvedimenti di legge più contestati nella storia dell’università italiana. In questi giorni tetti delle facoltà e i monumenti delle città d’arte su cui sono saliti docenti, ricercatori e studenti in rivolta contro il ddl Gelmini sono diventati i luoghi simbolo della resistenza di una generazione che non ci sta più a farsi prendere in giro e a subire passivamente il furto del proprio futuro.
Accanto a loro non solo associazioni come l’Arci, ma un pezzo significativo della società civile di questo paese. Hanno protestato insieme studenti e insegnanti, genitori e figli, pensionati e operai, operatori della cultura e associazioni. La nostra università, il nostro sistema scolastico, vivono un periodo di grandi difficoltà, privati di risorse e di strategie credibili. Per il governo la conoscenza è un lusso, inutile e pericoloso. Per questo, mentre altri paesi come Germania e Francia, nonostante la crisi, scelgono di investire nella formazione e nella ricerca, l’Italia taglia il diritto allo studio, salvo quello di chi frequenta gli istituti privati. Ma la mobilitazione non si fermerà, perché ormai è consapevolezza di tanti che la cultura è un bene di tutti e difenderla deve essere un impegno comune.
I ricercatori del Bo rispondono al ministro Gelmini
La protesta del Bo arriva anche sul web: Paolo Guiotto, ricercatore di Matematica, insieme ad alcuni colleghi ha scelto di rispondere alla Gelmini con gli stessi mezzi e modi usati di recente dal ministro. Con un video inserito su YouTube il fronte del “no” al Ddl ha spiegato le ragioni del proprio dissenso.