13 giugno: Una bella giornata per l’Italia!
Grazie ai comitati per l’acqua pubblica e per fermare il nucleare
Referendum: 27 milioni di italiani al voto
E’ un gran giorno questo. Stavolta abbiamo vinto davvero, contro i boicottaggi e le censure, contro la supponenza di chi guarda con sospetto la partecipazione popolare che pretende di cambiare le cose dal basso. Un vento nuovo ha spinto la valanga dei si. Per dire che l’acqua non può essere una merce perché il bene della vita vale più del profitto; che non c’è spazio per il nucleare se vogliamo salvare il pianeta e il futuro dei nostri figli; che siamo stufi di leggi ad personam e dell’impunità di un potere che pensa di potersi comprare tutto.
Non è stato un voto di protesta, ma di proposta. Per l’acqua pubblica, per l’ambiente, per la democrazia, per un’economia e una società costruite sui diritti sociali, sull’idea del bene comune e sulla cura dei beni comuni. Non è un stato un semplice sondaggio d’opinione, ma un plebiscito popolare che impone di cambiare l’agenda politica. E’ la dimostrazione che la politica può ancora appassionare se si occupa dei problemi della vita reale, se ha il coraggio di guardare al futuro e fare le scelte giuste semplicemente perché sono giuste e non per calcolo o convenienza, se offre ai cittadini la possibilità di contare davvero.
E’ una svolta storica per il metodo con cui l’abbiamo costruita. Il movimento per l’acqua pubblica ha saputo coinvolgere culture e sensibilità diverse nel laboratorio di una nuova militanza. E’ stato un grande esercizio collettivo di educazione popolare e di autoformazione che ha attraversato ogni angolo del paese, restituendo senso a parole come diritti, beni comuni, democrazia, partecipazione. Ha rotto il tabù della sacralità del mercato, ha spostato e orientato le forze politiche costringendole a discutere di acqua, energia, beni comuni.
Portando per la prima volta dopo quindici anni un referendum oltre la soglia del quorum, abbiamo fatto risorgere uno strumento di democrazia che tanti credevano morto. Come fu negli anni ‘70 per le grandi innovazioni nel campo dei diritti civili, oggi è ancora un referendum popolare a darci il senso di una rivoluzione culturale che attraversa la società italiana: i cittadini vogliono riappropriarsi della propria vita e non intendono più regalarla al mercato, vogliono riconquistarsi la democrazia e il diritto a decidere e non intendono delegarlo a nessuno.
Per cambiare davvero l’Italia ce n’è ancora di strada da fare, ma intanto oggi è un buon giorno per mettersi in cammino.
Roma, 13 giugno 2011 Dichiarazione di Paolo Beni, presidente nazionale Arci